Permanente: una dovuta risposta
Arte e territorio. Sculture e città. Arte e società. Binomi scontati e nei secoli ampiamente discussi.
Quello che mi preme oggi non è entrare nel discorso pur interessante e attuale del rapporto tra gli artisti e le città, quanto rispondere e proporre elementi di riflessione a Francesca Bonazzoli.
Le nostre città suscitano spesso quell’horror pleni che Gillo Dorfles individua come la causa della impossibilità o a volte superficialità nell’ascolto e nel godimento dell’arte. Ma è altrettanto vero che non si può liquidare in modo sommario l’opera e l’impegno dei molti artisti over quaranta che espongono alla Permanete i loro progetti per la nostra città.
Il discorso riguarda la armonia complessiva di uno spazio e soprattutto la serietà e il lavoro degli scultori che espongono le loro opere e hanno pensato, sofferto ed elaborato le proposte per Milano, legate a spazi precisi e certamente a lungo studiati.
Prima di liquidare le opere come “non pensate”, o, ancor peggio, “riciclate” bisognava forse spendere un po’ di tempo per leggere le motivazioni che accompagnano ogni opera.
Mi è dispiaciuto ieri sera, dopo il discorso interessante, intelligente, e nuovo dell’Assessore, che non sia stato concesso il tempo di aprire un breve dibattito non tanto a difesa degli artisti, quanto sulla importanza di non giudicare secondo categorie astratte.
Troppo facile dividere i giovani dai vecchi, parlare di materiali senza entrare nello spirito e nel merito dei progetti. E Francesco Poli lo ha ben fatto intendere.
È l’arte, non l’artista, a essere offesa.
Gabriella Baldissera
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