venerdì 15 maggio 2009

arte

Permanente: una dovuta risposta

Arte e territorio. Sculture e città. Arte e società. Binomi scontati e nei secoli ampiamente discussi.

Quello che mi preme oggi non è entrare nel discorso pur interessante e attuale del rapporto tra gli artisti e le città, quanto rispondere e proporre elementi di riflessione a Francesca Bonazzoli.

Le nostre città suscitano spesso quell’horror pleni che Gillo Dorfles individua come la causa della impossibilità o a volte superficialità nell’ascolto e nel godimento dell’arte. Ma è altrettanto vero che non si può liquidare in modo sommario l’opera e l’impegno dei molti artisti over quaranta che espongono alla Permanete i loro progetti per la nostra città.

Il discorso riguarda la armonia complessiva di uno spazio e soprattutto la serietà e il lavoro degli scultori che espongono le loro opere e hanno pensato, sofferto ed elaborato le proposte per Milano, legate a spazi precisi e certamente a lungo studiati.

Prima di liquidare le opere come “non pensate”, o, ancor peggio, “riciclate” bisognava forse spendere un po’ di tempo per leggere le motivazioni che accompagnano ogni opera.

Mi è dispiaciuto ieri sera, dopo il discorso interessante, intelligente, e nuovo dell’Assessore, che non sia stato concesso il tempo di aprire un breve dibattito non tanto a difesa degli artisti, quanto sulla importanza di non giudicare secondo categorie astratte.

Troppo facile dividere i giovani dai vecchi, parlare di materiali senza entrare nello spirito e nel merito dei progetti. E Francesco Poli lo ha ben fatto intendere.

È l’arte, non l’artista, a essere offesa.

Gabriella Baldissera

giovedì 28 dicembre 2006

arte e follia

Francesco Bombardi, scultore ha attravrsato le stanze della propria mente e dell'inconscio collettivo.
Nella scultura di Bombardi c’è una dimensione religiosa che induce al silenzio e al rispetto. Siamo di fronte al sacro: sacralità ancestrale e universale che è ricerca, interrogazione, indagine sul senso dell’ esistere, e può avere esiti opposti e dissonanti, ma comunque avviene nell’eloquente silenzio della solitudine rischiarata dalla luce della creatività. consapevolezza
Diverse le solitudini rappresentate dall’artista. Solitudini imposte e subite, prigionie oscure, solitudini cercate e illuminate da una acquisita di sé. Solitudini possibili da raccontare soltanto attraverso il linguaggio simbolico dell’arte.
Le stanze di Bombardi, attraversate da fremiti di dolore, di timore, di ribellione, di nostalgia e di vigore, raffigurano nella simbologia dei linguaggi dotti e appassionati il mondo interno dell’artista: muri da abbattere per sciogliere il dolore dell’esistere prigioniero.
E in tutti questi spazi immaginari risuona l’eco di presenti turbamenti di passate sofferenze, di arcaiche suggestioni.
L’artista viandante della vita, si muove tra le “stanze” della propria mente, resta imprigionato, intravede dei varchi troppo stretti, riesce a uscirne.
L’ approdo finale - Mero mentore- è inizio di altri viaggi, di rinnovate tempeste, rinnovate sfide e rinnovati desideri. Il navigatore solitario, uscito dalla prigionia dei muri o delle sbarre e può solcare il mare della vita: la imbarcazione che lo avvolge, lo protegge e lo trattiene.
Il silenzio solenne, l’armonia composta dello spazio rinascimentale che accoglie le opere di Bombardi si riempie dell’eco di voci arcaiche, del sussurro di presenti emozioni, dei fremiti della nostalgia, del fruscio leggero dei sogni.
E su tutto, allo sguardo della mente si impone il reiterato simbolo primo della vita: la femminilità, divinità ancestrale, principio del vivere e del morire, antica dea terra, madre che, sola e unica, accoglie le ceneri dei figli che ha partorito .